LE MATRICI
I riferimenti teorici sono la mia casa dove mi rifugio, sono il mio orientamento quando ho bisogno di ripararmi dai tanti viaggi perigliosi, nella mente dei miei pazienti, e nella mia.
Appartengo ad un modello integrato fra modello pulsionale (teoria fraudiana) e relazionale (scuola francese, Scuola inglese Winnicott, Klein, Khout).
Per quanto riguarda la Psicoterapia di gruppo le due matrici si sommano alle teorie sul gruppo di Bion e di Bleger e alla psicosocioanalisi di Pagliarani.
I PENSIERI IN CUI MI RICONOSCO
• Nella relazione terapeutica il paziente esprime contemporaneamente tutta la voglia di guarire e tutta la paura di cambiare (resistenza).
• Cambiare significa perdere un’armatura difensiva che era servita per sopravvivere.
Ma d’altro canto non cambiare è morire.
• Il paziente ed il terapeuta entrano inizialmente in una relazione di seduzione narcisistica in cui i limiti e il tempo non contano più, esiste solo un unisono senza fratture. Questa fase è necessaria come nella crescita di un bambino. Ma deve avere una fine per lasciare posto ad uno sguardo oggettuale , ad una giusta distanza nella relazione , ad una dolorosa rinuncia.
• La relazione è una questione di giusta distanza tra l’amore per sé (desiderio di autonomia, libertà e solitudine) e un amore per l’altro (calore, dipendenza e prigionia).
Come porcospini al freddo che si cercano per provare calore e si allontanano dalle punture alla ricerca continuamente della giusta distanza tra il freddo ed il calore.
• L’intero spettro della psicopatologia può essere definito come la tendenza a ripetere sempre le stesse esperienze dolorose, a provare gli stessi sentimenti spiacevoli, a instaurare le stesse relazioni autodistruttive (coazione a ripetere).
• Le relazioni autodistruttive e le situazioni di autosabotaggio vengono ricreate per tutta la vita come veicolo per la perpetuazione di legami precoci con l’altro significativo.
• Lo sviluppo del sé e dell’autostima comincia quando il bambino si guarda nel primo specchio della sua vita: gli occhi della madre (rispecchiamento del senso di grandiosità di sé illusione e primaria funzione narcisistica). Ma lo specchio può rimandare, precocemente ed inconsciamente da parte della madre, un’immagine negativa o può anche non riflettere alcuna immagine.
• E’ impossibile apportare il minimo giovamento al paziente se questi non lo desidera, ma è pure impossibile farlo se lo desidera troppo. Noi non guariamo, lasciamo guarire, riconosciamo e segniamo la via (P.Claude Racamier).
Come un archeologo, che con il suo allievo, vagano per una città sotterranea, l’analista armato solo di una lanterna e di un pennello per mettere in luce le strutture sottostanti, il suo paziente armato di fiducia nella persona che ha scelto per scoprire il non noto.