Perchè penso che il lavoro dello psicanalista e quello del poeta abbiano in comune, come matrice del loro essere, il vasto e profondo serbatoio delle emozioni.
Perchè a volte le mie poesie scaturiscono dal rapporto transfert/controtransfert nel setting terapeutico.
Perché anche mio padre scriveva segretamente poesie che ho raccolto e fatte pubblicare quando è morto.
Perchè, come scriveva Gino Pagliarani: “Scrivo perché la poesia comincia là dove la morte non ha l’ultima parola”.
Io sono una signora di “una certa età” difficile da indovinare, come potete vedere ho due meravigliosi nipoti gemelli che mi insegnano tante cose, un po’ di gatti che amo per la loro affettuosa autonomia.
Vorrei invecchiare facendo questa professione perché, oltre ad aiutare i miei pazienti a crescere, cresco anch’io nella ricerca di una bellezza interiore che continuamente sfugge.